Recitazione empatica


Secondo il dizionario la recitazione è l'interpretazione di un testo drammatico o poetico.
Mentre il recitare è l’interpretare un testo secondo le regole dell'arte scenica.

Molti pensano che questo sia implicitamente empatico.
Non lo è.
La recitazione “classica”, così come definita, è emozionale, “ad una corsia”, in quanto va da chi recita a chi assiste. Infatti lo spettatore si rivolge all’attore unicamente con l’applauso.
Ma l’applauso sottolinea solo l’evidenza di una soddisfazione (vera o falsa che sia), non dice all’attore quali pensieri, quali dolori o quali paure profonde il suo recitare innesca nello spettatore.
Anche l’insegnamento classico della stessa prevede una corsia.
L’insegnante o il regista si pone “al di fuori” dell’allievo. Insegna, non entra nel merito della sua vita. L’insegnante spiega, l’allievo impara. Il centro è dato dal recitato: come una persona interpreta, recita la parte assegnata. Chiaramente chi lo fa meglio, raggiunge lo scopo.

Con la Recitazione Empatica, invece, accade esattamente il contrario. In quanto l’Empatia è “a due corsie” è scambio. Il centro non è il recitato, ma è l’individuo.
L’insegnante deve necessariamente entrare nel merito, comprendere i punti di debolezza e quelli di forza di chi ha davanti, cercando di assegnare esercizi e brani da recitare in base a ciò che l’allievo richiede o necessita, non a ciò che all’allievo viene meglio. Di conseguenza i personaggi assegnati non saranno quelli che vengono meglio interpretati, ma saranno quelli che porteranno gli allievi a conoscere meglio se stessi

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